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Estensibilità ambienti di sviluppo PART 2

Il primo ambiente di sviluppo che prendiamo in esame non può che essere Eclipse e il suo PDE (Plugin Development Environment). Come dice anche il nome, Eclipse stesso non è altro che un ambiente per lo sviluppo di plug-in per la propria piattaforma; l'unione poi del framework di base con determinati plug-in fa sì che si possa avere l'ambiente di sviluppo desiderato.

È per questo che esistono varie distribuzioni ufficiali di Eclipse sul suo sito: quella per scrivere applicazioni Java, quella per applicazioni Web con Java, quella per applicazioni C/C++ e così via; si tratta dello stesso core su cui sono connessi plug-in differenti in base agli scopi da raggiungere.

Alla base di questo core esistono poi editor come IBM Rational Application Developer: nello specifico si tratta del core di Eclipse (più alcuni dei plug-in della distribuzione base) cui IBM ha agganciato dei plug-in proprietari e commerciali di propria produzione in una distribuzione esclusivamente commerciale. Quindi sommariamente, quando si usa ad esempio la distribuzione base di Eclipse, non si sta facendo altro che utilizzare il core più vari plug-in necessari, ai quali si possono aggiungere altri plug-in per estendere le funzionalità.

Sta allo sviluppatore decidere se il plug-in che sta sviluppando è pensato per essere integrato in una distribuzione esistente o in una distribuzione ad hoc; è così che nascono e crescono progetti come PHPEclipse — per la scrittura di codice PHP con Eclipse — o SBeaVeR, per la scrittura di vocabolari e regole di business secondo lo standard SBVR di OMG.

Un'altra cosa fondamentale è che Eclipse, dalla versione 3.0, è compatibile con l'OSGi framework, implementandone le specifiche e quindi aumentando la portabilità grazie a questo nuovo modello basato sui componenti.